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Chiese Cattoliche Orientali

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Introduzione

Le Chiese Cattoliche Orientali sono governate secondo il Codice Canonico delle Chiese Orientali promulgato da Papa Giovanni Paolo II il 18 Ottobre 1990.

Le Chiese Cattoliche Orientali  sono sotto la giurisdizione del Papa attraverso la Congregazione per le Chiese Orientali creata nel 1862 come parte della Propaganda Fide ed eretta in Congregazione autonoma da Benedetto XV nel 1917 e attualmente (dal 2007)  presieduta da Sua Eminenza il Cardinale Leonardo Sandri.

Il Papa è a capo di tutta la Chiesa Cattolica in quanto Sommo Pontefice. Il titolo di Patriarca d'Occidente che come Patriarca lo poneva a capo solo della Chiesa Cattolica Romana e di quelle Orientali non patriarcali recentemente è stato abbandonato.

Secondo il nuovo Codice , le Chiese Cattoliche Orientali si distinguono in Chiese Patriarcali , Arcieparchiali Maggiori,Metropolitane sui iuris , Eparchiali sui iuris . A esse vanno aggiunte le Chiese Cattoliche Orientali senza gerarchia.

Le Chiese Patriarcali hanno il diritto di eleggere il proprio Patriarca. Il Patriarca viene eletto dal Sinodo dei Vescovi ed immediatamente proclamato e intronizzato. Subito dopo egli richiede la comunione ecclesiastica con il Papa. I Sinodi delle Chiese Patriarcali eleggono pure i vescovi per le diocesi del territorio patriarcale da un elenco di candidati approvato dalla Santa Sede. L’ordine di precedenza tra le antiche Sedi Patriarcali delle Chiese Orientali è : Sede Costantinopolitana (non esistente nella Chiesa Cattolica), Alessandrina, Antiochena ,Gerosolimitana. Gli altri secondo l’antichità della Sede Patriarcale. Tra i Patriarchi che hanno uno stesso titolo ha la precedenza colui che è stato promosso prima alla dignità patriarcale. Il Sinodo dei Vescovi della Chiesa Patriarcale informa al più presto il Sommo Pontefice mediante lettere sinodali della elezione e dell’intronizzazione canonicamente compiute; lettere sinodali sulla compiuta elezione sono mandate anche ai Patriarchi delle altre Chiese Orientali. Il territorio della Chiesa a cui presiede il Patriarca si estende a quelle regioni nelle quali si osserva il rito proprio della stessa Chiesa e dove il Patriarca ha il diritto di erigere province, eparchie, esarcati.

Un Arcivescovo Maggiore è eletto nella stessa maniera del Patriarca, ma la sua elezione deve essere confermata dal Sommo Pontefice  prima dell’intronizzazione. L’Arcivescovo Maggiore è il Metropolita di una Sede determinata ma presiede a un’intera Chiesa Orientale non insignita del titolo patriarcale.

I Metropoliti sono nominati dal Papa sulla base di un elenco di almeno tre candidati proposti dai vescovi della Chiesa. La potestà che compete al Metropolita è ordinaria, tale da non potersi dire che egli costituisca formalmente il Primate per l’intera Chiesa sui iuris.

Lo scisma è assai raramente un evento formale cui si possa dare una precisa data, più spesso è un processo in divenire in cui motivazioni di ordine giurisdizionale e non raramente pressioni politiche si intersecano tra di loro e talora con divergenze anche di tipo dottrinale che nei casi più gravi comportano reciproche accuse di eresia. La divisione delle Chiese Orientali rispetto a quelle Latina e Bizantina si fa così grossolanamente risalire al 5°-6° secolo. La divisione tra le chiese Latina e Bizantina è più difficile da datare sebbene di solito viceversa viene data la data precisa del 1054 in relazione al fatto che in tale anno il Papa e l'Arcivescovo di Costantinopoli si scambiarono reciproche scomuniche . Tentativi di riunione si ebbero al Secondo Concilio di Lione nel 1274 (con gli Ortodossi )e al Concilio di Ferrara-Firenze nel 1439 (con tutte le Chiese Orientali), ma senza successo. Il Concilio di Trento enfatizzò l'obbedienza all'autorità del papato.

La nozione di "rito" si sviluppò quando gruppi di Cristiani Orientali entrarono in unione con Roma, mantenendo la propria tradizione liturgica e disciplina canonica.

A dire il vero alcune giurisdizioni sono sempre state in comunione con la S.Sede e quindi non può dirsi di esse che sono "entrate in comunione" con Roma: ciò è sicuramente vero per l'Abbazia Greca di S.Maria di Grottaferrata; i Maroniti rivendicano pure di essere sempre state in comunione con la S.Sede ma vari studiosi non escludono che momenti di divisione con Roma possano essersi verificati durante il periodo del Monotelitismo; infine gli Italo-Albanesi al momento del loro ingresso in Italia e quindi della loro organizzazione ecclesiastica erano formalmente in comunione con Roma ma derivano da una Chiesa (quella di Ocrida) in stretta comunione con Costantinopoli solo in quel momento in formale (ma non del tutto sostanziale) comunione con Roma. Le altre Chiese Cattoliche Orientali derivano da una Unione con Roma verificatasi in epoche e con modalità diverse in relazione alla loro derivazione da uno dei tre grandi Imperi orientali del passato: le Chiese nelle regioni dell'ex Impero Russo sono molto piccole in quanto i Zar si opposero fortemente al Cattolicesimo, quelle nelle regioni dell'ex Impero Ottomane derivano dall'opera di missionari cattolici alla cui azione , a seguito in particolare delle pressioni francesi, i Sultani non si opposero; ma la gran parte delle Chiese Cattoliche si sono formate nelle regioni dell'ex Impero Austro-Ungarico talora spontaneamente tal'altra in seguito a pressioni politiche.

 In tutti i casi quasi inevitabilmente si ebbero tentativi di latinizzazione che con il tempo,e in particolare in seguito al Concilio Vaticano II ,sono venuti meno . Nell'"Orientalium Ecclesiarum" anzi si raccomanda "scrupolosa fedeltà alle antiche tradizioni orientali" vista anche come mezzo per promuovere l'unità della Chiesa Cattolica con quelle Ortodosse e Ortodosse Orientali. In realtà i rapporti spesso difficili e pesanti che la storia (fatta dagli uomini) ha costruito tra le Chiese Cattoliche Orientali e quelle Ortodosse si stanno rivelando ,specie dopo la caduta del comunismo in Europa Orientale, una delle prove più difficili da superare nel dialogo tra la Chiesa Cattolica e quelle Ortodosse. Quando tra le due Chiese si comincia a parlare in qualche modo di Chiese Cattoliche Orientali il progresso nel dialogo e nella ricerca dell'Unità sembrano arenarsi; la VII Assemblea della Commissione mista cattolico-ortodossa tenutasi a Balamand nel 1993 ha tentato di superare le forti divergenze  constatando che  " l’apostolato missionario consistente nel tentare di far passare delle persone da una Chiesa all’altra per realizzare l’unità e che è stato chiamato "uniatismo" non può più essere accettato ". In realtà una tale dichiarazione ,qualcuno ha fatto notare, finisce per scontentare le Chiese Cattoliche Orientali senza d'altra parte accontentare quelle Ortodosse.

I fedeli delle Chiese Cattoliche Orientali sono circa 20.000.000. Il fedele occidentale nota  diversità in fin dei conti del tutto superficiali rispetto alla Chiesa occidentale (sontuosità nei paramenti , matrimonio dei preti- che deve avvenire prima dell'Ordine-...) ma in realtà  essi hanno Canoni ,usi e tradizioni e sopratutto una Liturgia del tutto peculiari. A essere realmente la stessa è la Fede comune :sebbene talora a una superficiale valutazione possa non sembrare così: il fedele attento per esempio noterà che il Credo viene recitato secondo la formula niceno-costantinopolitana e cioè omettendo il Filioque. Ma mi pare di capire che in realtà da un lato  le Chiese in questione accettano la processione dello Spirito Santo, dall'altro la Chiesa Romana non ha nulla da ridire alla Fede per così dire senza Filioque (consiglio a tale proposito una lettura de  La Processione dello Spirito Santo nella tradizione greca e latina di Giovanni Paolo II. In catholicculture.org :Percorso:Library-Author-Pontifical Council for Promoting Christian Unity-- The Father as the Source of the Whole Trinity: The Procession of the Holy Spirit in Greek and Latin Traditions) .
 

Le Chiese Cattoliche Orientali sono distinte secondo 5 grandi tradizioni o riti (ognuno suddiviso in Chiese):

Alessandrino(2 Chiese) , circa 500.000 fedeli. Lingua liturgica (Liturgia di S.Marco): copto e arabo nella Chiesa Copta, geez in quella Etiope.

Antiocheno (3 Chiese), circa 4.000.000 di fedeli. Lingua liturgica: arameo siro-occidentale di Edessa e Nisibi.

Armeno (1 Chiesa), circa 350.000 fedeli. Lingua liturgica: armeno.

Caldeo (2 Chiese) ,circa 4.000.000 fedeli. Lingua liturgica: arameo siro-orientale di Edessa e Nisibi.

Bizantino o Constantinopolitano (15 Chiese),circa 8.500.000 fedeli. Le lingue liturgiche costantinopolitane sono dieci di cui  sei sono utilizzate dai cattolici :il vecchio slavo è comune a bulgari ,ruteni ,ucraini ,slovacchi,croati, serbi, macedoni , russi, bielorussi;i Greci celebrano in greco, gli Italo-albanesi in albanese o in greco, i melkiti in arabo, gli ungheresi in ungherese, i rumeni in rumeno.

Va infine ricordato il cosidetto rito pauliciano (considerato a metà strada tra il rito armeno e quello latino) usato nelle diocesi (considerate nella Chiesa Romana) di Nicopoli e di Sofia-Plovdiv, in Bulgaria, le quali derivano da fedeli  del 13° secolo con influenze catare passate all'obbedienza romana per sfuggire a quella costantinopolitana.

Vanno infine ricordati gli Ordinariati per le Chiese Orientali istituite per i fedeli di rito orientale (quale che sia ) in regioni con pochi fedeli di rito orientale.

 

Link

I link sotto riportati trattano generalmente di più Chiese Orientali (Cattoliche  e talora non)

Congregazione per le Chiese Orientali

vedi anche i link relativi alla Chiesa Cattolica Romana

cnewa

eastern catholic link

Eastern Catholic Pastoral Association

opuslibani

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Data creazione e successivi aggiornamenti e/o correzioni:

Settembre 2002,Novembre 2005, gennaio 2008